Il mercato Insurtech italiano chiude il 2022 con un andamento positivo, nonostante le preoccupazioni legate al difficile contesto geopolitico.
È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech 2022, della School of Management del Politecnico di Milano, presentata il 15 dicembre durante il convegno “Fintech & Insurtech: the best is yet to come!”
Fintech e Insurtech 2022
In Italia si contano 630 start-up e scale-up Fintech & Insurtech, di cui 27 costituite da gennaio a oggi e che, nell’ultimo anno, hanno attirato oltre 900 milioni di euro di funding.
Nel complesso, queste realtà hanno raccolto, dal 2009 a oggi, 3,7 miliardi di euro.
Tuttavia è stato evidenziato un alto livello di concentrazione: il 90% dei fondi sono stati indirizzati al 5% delle start-up/scale-up.
La mancanza di omogeneità si riscontra anche sul piano geografico: Milano si conferma, infatti, come protagonista indiscussa, con il 69% degli investimenti complessivi.
Per quanto riguarda la proposta delle start-up/scale-up italiane è interessante notare che si rivolge perlopiù alle PMI (71%) che ai consumatori (39%) e che il 60% è dedicata agli istituti finanziari.
Inoltre l’83% delle realtà innovative ha avviato delle partnership, soprattutto per sfruttare i network di contatti o le competenze del relativo partner.
Insurtech 2022: investimenti, distribuzione geografica e tecnologie
Soffermandoci solo sul mondo dell’Insurtech, a oggi, si contano 120 start-up, di cui 4 avviate nell’ultimo anno.
Investimenti e ricavi
Gli investimenti raccolti, dal 2009 al 2022, sono complessivamente 420 milioni di euro, con una media di 3,5 milioni di euro per start-up (dato inferiore rispetto all’intero settore Fintech che si stabilizza a 5,8 milioni).
Tuttavia l’Insurtech si posiziona a pari livello con il Fintech sul piano dei ricavi; se nel 2021 i ricavi registrati erano inferiori rispetto al Fintech, nel 2022 sono cresciuti sensibilmente (+95% vs +70%).
Distribuzione geografica
La distribuzione geografica di queste realtà conferma l’andamento generale del mercato: il 70% delle start-up insurtech ha sede in Nord Italia (54% Nord Ovest; 16% Nord Est); il 13% Centro; 9% Isole; 7% estero.
Tecnologie e consumatori
Per quanto riguarda le tecnologie utilizzate, i dati a disposizione lasciano spazio a previsioni particolarmente positive:
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il 56% delle start-up Insurtech utilizza sistemi di Artificial Intelligence (contro il 46% delle fintech);
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il 55% basa i suoi servizi sull’uso di Big Data Analytics (rispetto al 42% nel Fintech);
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il 29% utilizza soluzioni IoT (13% nel Fintech).
I due settori, invece, hanno ottenuto risultati simili riguardo la tipologia di clientela:
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il 70% imprese;
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il 63% istituzioni finanziarie, soprattutto compagnie assicurative e broker;
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il 45% privati.
L’Embedded Insurance piace ai consumatori
Tra i modelli vincenti emerge l’Embedded Insurance, ovvero la possibilità di selezionare un prodotto assicurativo contestualmente all’acquisto un altro servizio (es: l’acquisto della Polizza Viaggi mentre si effettua una prenotazione aerea).
Tra i consumatori italiani, il 65% prenderebbe in considerazione almeno una proposta assicurativa in logica embedded.
Di questi, il 45% si è mostrato interessato alla possibilità di sottoscrivere un’assicurazione durante la prenotazione di un viaggio, il 35% alle polizze offerte dal concessionario durante l’acquisto di un’auto, il 13% ai prodotti legati a un acquisto in farmacia.
Per quanto riguarda i canali, i più conosciuti sono: associazione di categoria (12%); fornitori energetici all’attivazione del servizio (10%); app di gestione delle carte di pagamento tramite smartphone (10%); siti di e-commerce (7%); produttori di dispositivi elettronici (7%) e operatori telefonici (5%).
Tra il 4% e il 2%, infine, hanno dichiarato di poter acquistare un prodotto assicurativo tramite catene di supermercati, social network, servizi di streaming, bar e giochi online.
Cosa aspettarsi dal 2023
Secondo i dati dell’Italian Insurtech Association (IIA), forniti in collaborazione con l’Osservatorio Fintech&Insurtech del Politecnico di Milano, il settore è destinato a crescere.
Dal 2020 al 2030, infatti, si prevede un balzo, a livello europeo, da 5 a 10 miliardi, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) medio annuo del 34% e l’80% (contro il 23%) di prodotti venduti digitalmente.
L’Italia seguirà questo trend con un CAGR medio annuo del 32%.
Tuttavia buona parte di questa crescita (80%) sarà assorbita dai player già esistenti, e solo il 20% dalle realtà emergenti.
Per stare al passo il nostro Paese dovrà risolvere alcuni punti critici:
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superare la scarsa educazione dei consumatori che spesso non conoscono altri prodotti al di fuori dell’RC Auto
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favorire le aziende nell’incremento del budget destinato all’innovazione (solo il 10% delle Compagnie ha un budget dedicato all’innovazione e appena il 5% dei ricavi viene destinato agli investimenti in tecnologia)
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investire nelle competenze digitali del personale (l’82% dei collaboratori dichiara che sono necessari nuovi programmi di formazione)
Si tratta di questioni urgenti e necessarie per rispondere alle esigenze del mercato.
Entro il 2030 saranno infatti otto su dieci gli utenti che, secondo l’IIA, richiederanno prodotti assicurativi digitali.