nuovo report di Copernicus sul cambiamento climatico, stipula una polizza catastrofali

La Polizza Catastrofale è la protagonista indiscussa delle ultime settimane.

L’entrata in vigore dell’obbligo assicurativo per le imprese ha acceso il dibattito tra politica, professionisti del settore e mondo aziendale. 

È il segnale di una nuova consapevolezza, che pone finalmente la gestione dei rischi ambientali al centro dell’agenda economica e istituzionale del Paese.

La crescente frequenza e intensità degli eventi estremi non è più considerata come un fenomeno isolato, ma parte di una tendenza globale già ampiamente documentata. 

Nel contesto di questo dibattito, a rafforzare la necessità di un’azione strutturata, che coinvolge la società su più livelli, si inserisce l’ultimo report targato Copernicus, programma di osservazione della Terra promosso dall'Agenzia spaziale europea (ESA) e dalla Commissione europea, che ha evidenziato come il riscaldamento globale stia accelerando a ritmi superiori alle previsioni, aggravando l’impatto di fenomeni estremi.

Riscaldamento globale e rischi: gli ultimi dati dell’Unione Europea.

La relazione "Global Climate Highlights 2024”, pubblicata di recente, mostra infatti che il 2024 è stato l’anno più caldo. 

Le temperature della primavera (marzo–maggio) e dell’estate (giugno–agosto) in Europa hanno raggiunto valori record, con una temperatura media annua di +1,50°C rispetto alla media del periodo 1991–2020.

A livello globale, il 44% della superficie terrestre ha registrato un numero di giorni superiore, rispetto alla media, di caldo intenso, “strong heat stress”. Si è osservato, inoltre, in diverse regioni anche un aumento dei giorni caratterizzati da caldo estremo, “extreme heat stress”, con un picco registrato il 10 luglio.

Il 2024 è stato caratterizzato da numerosi eventi come inondazioni, siccità e incendi boschivi e ondate di calore che hanno avuto un impatto significativo su interi ecosistemi e sulle infrastrutture.

L’Europa, in particolare, è stata terreno, da Nord a Sud, di una varietà di eventi violenti legati a precipitazioni e calore intenso.

I Paesi più a nord sono stati colpiti da forti tempeste come la tempesta Boris a settembre, che ha causato piogge da record con conseguenti gravi inondazioni nelle regioni centrali e orientali.

Solo nel nord-ovest europeo, sono state ufficialmente nominate 12 tempeste dal gruppo congiunto di storm-naming del Met Office (Regno Unito), Met Éireann (Irlanda) e KNMI (Paesi Bassi). In tutta Europa le tempeste nominate nel 2024 sono state quasi 50: il numero più alto da quando, nel 2015, è stato introdotto il sistema di denominazione.

Il sud dell’Europa, invece, è stato colpito da temperature particolarmente elevate che in molti casi hanno superato i record nazionali o locali.

Azioni concrete per gestire l’emergenza: la Comunicazione dell’Unione Europea.

L’Unione Europea sta spingendo sempre di più verso azioni concrete concordando normative e obiettivi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55%, entro il 2030, e del 90% entro il 2040.

Inoltre, la Commissione ha pubblicato una Comunicazione sulla gestione dell’emergenza climatica in Europa, in cui propone agli Stati membri una serie di azioni da adottare per gestire il rischio e ridurre l’impatto e i costi.

La strategia proposta prevede la collaborazione sinergica dell’Unione Europea e degli Stati membri e coinvolge le autorità regionali e locali, oltre ai cittadini e le imprese.

Quest’ultima consta di quattro ambiti di intervento che hanno come obiettivo: 

  1. rafforzare la governance

  2. potenziare gli strumenti di informazione per far comprendere a istituzioni, imprese e investitori il legame tra rischi climatici, scelte di investimento e strategie a lungo termine; 

  3. potenziare il sistema infrastrutturale, migliorando la pianificazione e la manutenzione della rete urbana e non; 

  4. mobilitare finanziamenti, pubblici e privati, per favorire la resilienza contro gli eventi climatici.

Il settore assicurativo come strumento di resilienza.

Il mondo assicurativo ricopre un ruolo sempre più centrale nel rafforzare la resilienza economica e sociale.

Oltre alla tradizionale funzione di trasferimento del rischio, le assicurazioni possono diventare uno strumento per gestire in modo più efficiente gli eventi climatici estremi.

Un’elevata diffusione della copertura assicurativa e l’erogazione tempestiva dei risarcimenti possono ridurre in modo significativo l’impatto economico degli eventi avversi, consentendo alle imprese di riprendere la propria attività in tempi più rapidi.

Inoltre, l’assicurazione contribuisce a rafforzare la stabilità finanziaria, grazie alla condivisione del rischio secondo il principio mutualistico, e può alleggerire il peso degli interventi pubblici, riducendo così i costi a carico dei contribuenti.

Secondo un’elaborazione dei dati EIOPA da parte dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI) dell’Università Cattolica, tra i Paesi europei, la Francia è il Paese con una maggiore copertura contro il rischio climatico, con oltre il 90% delle imprese assicurate.  È seguita dalla Spagna, con il 75%, e dalla Germania, con il 50%.

L’Italia, invece, registra al momento solo il 5% delle imprese, insieme ad altri Paesi come Grecia, Lituania e Slovenia.

Polizze Catastrofali in Italia. 

Questo dato è destinato a cambiare in seguito alla recente introduzione dell’obbligo di stipulare una Polizza contro il rischio di eventi catastrofali per tutte le imprese con sede legale in Italia e con sede all’estero, con esclusione delle aziende agricole.

L’obbligo è stato introdotto dalla Legge di Bilancio, n. 213 del 30 dicembre 2023, e definito nel dettaglio dal Decreto attuativo n. 18 del 30 gennaio 2025.

La scadenza, inizialmente fissata al 31 dicembre 2024, è stata differita con il Decreto Milleproroghe (D.L. 207/2024) al 31 marzo 2025.

Tuttavia, con il decreto di proroga del 28 marzo, le medie e le piccole imprese hanno ottenuto una proroga e avranno tempo per assicurarsi, rispettivamente, a partire dal 1° ottobre 2025 e dal 1° gennaio 2026.

Per le grandi imprese, invece, è rimasto il termine del 31 marzo, ma con 90 giorni di tempo per adeguarsi.

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