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Quando inizia a decorrere il termine di prescrizione di dieci anni in caso di errore professionale?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, conferma l’orientamento che lega lo scattare dei 10 anni dal momento in cui il danno diviene percepibile.

Questa interpretazione tutela maggiormente il danneggiato, permettendogli di far valere i propri diritti anche a distanza di tempo dall'errore originario.

Ne consegue che se un errore professionale non è immediatamente evidente, il termine di prescrizione inizia solo quando emerge il danno e non quando l'errore è stato commesso.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione 14 marzo 2024, n. 6947, conferma questa interpretazione.

 

La Vicenda.

La vicenda riguarda Villa Belvedere Srl, società aggiudicataria del diritto di proprietà superficiaria su un immobile, su cui emerge in seguito un vincolo di "uso civico" che limitava l’utilizzo del terreno in modo significativo.

Villa Belvedere ha quindi intentato un'azione legale contro la curatrice fallimentare dell’altra società coinvolta, in quanto aveva omesso la pendenza di un procedimento di accertamento di uso civico, conclusosi con deliberazione della Giunta Regionale del Veneto che inseriva il terreno tra quelli gravati da uso civico. L’azione, coinvolgeva anche il tecnico stimatore nella procedura di aggiudicazione, a sua volta, responsabile di non aver accertato l'esistenza di tale vincolo sull'immobile.

La richiesta prevedeva la restituzione della somma versata dalla società aggiudicataria, corrispondente al prezzo versato, avendo subito la totale evizione del bene, e al pagamento di un’ulteriore somma a titolo di risarcimento.

Le decisioni dei giudici.

Con la sentenza n. 50/2018, il Tribunale di Belluno ha respinto la richiesta di risarcimento avanzata da Villa Belvedere in quanto il termine di prescrizione era da ritenersi scaduto. 

La Corte di Appello di Venezia, con la sentenza n. 2707/2020 depositata nel 2020, ha rigettato la richiesta di Villa Belvedere confermando la decisione del Tribunale. Inoltre, la Corte ha ritenuto che la curatrice fallimentare e il perito stimatore non fossero responsabili dell'accaduto.

La posizione della Cassazione.

La Corte di Cassazione, in seguito, ha rilevato alcuni errori nelle motivazioni e ha rigettato la sentenza della Corte di Appello.

In particolare, la ricorrente sosteneva che il termine di prescrizione fosse stato erroneamente considerato decorso dal momento della conoscenza del procedimento di accertamento dell’uso civico, anziché dalla conoscenza degli effetti dannosi.

La Corte di Cassazione ha accolto questo motivo sottolineando che la Corte d'appello aveva individuato in modo erroneo il momento da cui partiva il termine per fare causa ai due professionisti, chiarendo che il termine esatto era individuabile nel momento in cui la società si è resa conto di non poter utilizzare il terreno a causa del vincolo.

Nell’ordinanza, infatti, la Corte afferma che “in tema di risarcimento del danno per responsabilità professionale, la prescrizione decorre dalla effettiva verificazione del danno risarcibile, quale conseguenza riconducibile causalmente al comportamento del professionista evocato in giudizio”

Inoltre, secondo la Cassazione, la Corte di Appello non aveva adeguatamente motivato la sua decisione in merito alla responsabilità della curatrice fallimentare e del perito stimatore.

Cosa significa la decisione della Cassazione.

La pronuncia della Corte va a rafforzare sempre di più un orientamento che si allontana da quello minoritario secondo cui il termine di prescrizione scatta dal momento dell’inadempimento. 

Già con la sentenza n.5914/2000, ad esempio, la Corte sosteneva che il termine dei 10 anni di prescrizione non parte dal giorno in cui avviene il comportamento del professionista, ma dal momento in cui le conseguenze dannose di tale condotta diventano oggettivamente percepibili da parte del cliente. 

Gli esperti, tuttavia, chiariscono che tale posizione non comporta che il professionista sia ritenuto responsabile in eterno anche di fronte alla distrazione o all’incuria del cliente. L’obiettivo della sentenza è di porre l’attenzione sull’impossibilità oggettiva per quest’ultimo di percepire e riconoscere il danno.

Questo orientamento è stato confermato anche da altre sentenze, tra cui alcune recenti. 

Ad esempio, con la sentenza n. 22250/2023 la Cassazione ha specificato che “ai fini della configurazione di un diritto al risarcimento del pregiudizio patito a seguito di inadempimento occorre che la fattispecie di responsabilità contrattuale si sia perfezionata con la presenza di un danno risarcibile”. L’inadempimento del tecnico quindi, rappresenta la causa del danno, ma non va confuso con quest’ultimo, e fino a quando le sue conseguenze non sono oggettivamente percepibili dall’esterno non scatta il termine e non sorge il diritto al risarcimento.

L’ordinanza n.6947/2024 sembra percorrere, quindi, questa strada confermando la validità.

La responsabilità del Professionista.

Su questa interpretazione, ormai consolidata, sono emerse alcune riflessioni in quanto, secondo alcuni, potrebbe rendere i professionisti responsabili per un tempo pressoché indefinito. 

Tuttavia, in realtà, comporta implicazioni differenti in base al tipo di professione svolta, per questo motivo è sempre necessaria un’attenta analisi e una valutazione caso per caso.

La questione può interessare in misura minore le professioni giuridico-economiche, dove le scadenze sono definite e spesso regolate da enti terzi; per esempio sono ridotte le possibilità che possa emergere una vertenza con l’Agenzia delle Entrate dopo 20 anni a causa di un errore del commercialista. Il problema è invece più rilevante per le professioni tecniche, come periti, agenti immobiliari e medici, dove identificare la data certa di un evento specifico potrebbe essere più problematico. Un altro caso è quello delle professioni non regolamentate, dove la prescrizione non è definibile. Ad esempio, potrebbe emergere solo dopo molti anni che l'inchiostro utilizzato dal tatuatore fosse cancerogeno.

In questa situazione, assumono particolare importanza le polizze assicurative.  Per questo motivo è sempre importante per i professionisti scegliere le soluzioni con garanzie più ampie possibili (ultrattività decennale), per evitare di dover rispondere per errori lontani nel tempo, che potrebbero essere particolarmente onerosi.